Testi sumerici e accadici

Testi sumerici e accadici

Autore: Giorgio Castellino

Dati: 1977, 766 pagine

Casa Editrice: Utet (Collana Classici delle religioni; Sezione 1, Le Religioni orientali)

Trattazione: Religioni Orientali, Letteratura mesopotamica

 

 

RECENSIONE

 

Questo volume di Giorgio Castellino datato 1977 è da annoverare tra le opere di altissimo livello e di riferimento per chiunque si interessi di storia, religione e letteratura della Mesopotamia antica. Quello che ci viene offerto è un panorama ampio a 360° della religiosità sumerica ed assiro babilonese, sia per quanto riguarda i contenuti che le forme, religiose e letterarie. Infatti, non solo l’Autore ci introduce al tipo di sentimento di coloro che ci hanno lasciato i testi qui studiati, cercando di chiarire il contesto delle varie preghiere, rituali, scongiuri, etc. (dunque quando, come e perché venivano recitati), ma anche le loro particolarità e differenze letterarie. Ciò presuppone, a mio avviso, una minima conoscenza delle culture mesopotamiche, oltre che ovviamente una certa passione per le stesse, ma in ogni caso il lettore armato di buona dose di interesse per l’argomento e di passione per lo studio può tranquillamente approcciare questo testo. Superfluo dire che la traduzione risulta anch’essa di altissimo livello, al di là del fatto che si possa disquisire sull’interpretazione o la traslitterazione di un vocabolo (cosa, quest’ultima, che in certi sparuti casi può oggi essere riveduta a fronte del progresso degli studi di assiriologia ottenuto nei decenni successivi).

Il volume è diviso in tre grandi sezioni principali: 1) Testi sumerici; 2) Testi accadici; 3) Altri tipi di preghiere, scongiuri e rituali. Vediamole una per una.

 

TESTI SUMERICI

La letteratura sumerica in generale, e non di meno quella religiosa, anzi, è un ambito estremamente particolare da studiare, perché ci offre testi direttamente scritti dai Sumeri, o in auge anche presso le popolazioni semitiche circostanti in epoca sumerica, o trasmessi nei secoli e nei millenni con la copiatura sulle tavolette d’argilla anche dopo la fine delle popolazioni sumeriche, o – caso per certi versi paragonabile al latino – scritti in sumerico dalle popolazioni loro eredi anche dopo la fine dei Sumeri in quanto lingua considerata alta a livello letterario e religioso. Popolazioni semitiche circostanti (prevalentemente) e loro eredi: principalmente alludiamo ai Babilonesi ed agli Assiri, le cui lingue definiamo genericamente accadiche in quanto imparentate col semitico degli Accadi, prima popolazione ad affermarsi imperialmente in un interregno in epoca sumerica (2334 a.C.-2154 a.C.).

Tra i testi presentati abbiamo i seguenti generi: Inni alle divinità (anche per i re), Lamentazioni, scongiuri, Preghiere “a mano alzata” (šuilla), Invocazioni, Inni reali, Inni ai templi, Salmi penitenziali, Preghiere di Riconciliazione, Liturgie ed Inni processionali. Un ampio spettro in cui emergono per bellezza ed importanza, a mio avviso, tutte le composizioni dedicate ad Inanna (la dea della guerra e dell’amore, identificata col pianeta Venere), varie dedicate a Nanna (il Dio Luna), l’Inno al Tempio Eengurra di Enki (il dio della saggezza e degli esorcismi), i cilindri A e B di Gudea, gli Inni processionali e le Lamentazioni in generale ed in particolare quella sulla distruzione di Ur, semplicemente fantastica. Come si può notare, possiamo trovare in questo volume testi molto particolari di non sempre facile reperibilità in traduzione, come ad esempio proprio la Lamentazione sulla distruzione di Ur ed i cilindri di Gudea, testi oltre a tutto piuttosto lunghi.

 

TESTI ACCADICI

Anche in questa sezione ci vengono offerti esempi numerosi dei vari generi che la letteratura religiosa semitica riuscì a produrre sulla scorta dell’eredità sumerica, simili e non: abbiamo infatti Inni agli dei laudativi e teologici, un esempio di Preghiera innica (Inno processionale a Marduk e a Nabu), Inni a templi, Inni alle divinità con intercessione per il re, Preghiere reali in iscrizioni dedicatorie, Oracoli in favore del re e Preghiere reali. In particolare merita di essere segnalato l’Inno processionale a Marduk e a Nabu, non perché di eccezionale bellezza ma perché questo genere di composizioni è sempre illuminante sui rituali delle processioni, eventi tanto importanti nella vita delle popolazioni mesopotamiche; la presenza di vari testi composti con la tecnica dell’acrostico, cioè ogni inizio linea della tavoletta va a comporre un frase particolare, come nel caso dell’Inno acrostico a Nabu; l’attestazione, come tema generale, di preghiere di sovrani importanti passati alla storia come Assurbanipal e Nabucodonosor, sia pubbliche che private. Ma probabilmente la sezione che spicca tra le altre è l’ultima, quella che tratta i grandi problemi dell’uomo, dove si dibattono temi quali il male, il dolore, la sofferenza e la giustizia degli dei in relazione al loro esistere: ci vengono offerti qui tutti insieme tre testi in particolare che grande importanza e dibattito hanno sempre suscitato e, pur non essendo impossibile da reperire in altre traduzioni italiane, tuttavia non sono nemmeno così facili, e ancor meno riuniti in un unico ambito che permetta di avere una visione più completa dei temi suddetti: si tratta del Poemetto del giusto che soffre, del Dialogo pessimistico e della Teodicea babilonese. All’interno del dibattito che sempre ha accompagnato l’interpretazione di questi testi (mai del tutto univoca), sta anche (ma non solo) la relazione che potrebbe intercorrere con composizioni e tematiche bibliche, in particolare col famoso testo di Giobbe.

 

ALTRI TIPI DI PREGHIERE

La terza sezione del volume presenta materiale molto particolare ed estremamente interessante, soprattutto perché ci porta nel terreno degli scongiuri, dei riti di scioglimento da malie o maledizioni, delle preghiere contro gli spettri, insomma: entriamo nell’ambito della magia che, in questo contesto, è intrinsecamente unito a quello della religione come la intendiamo noi. Il panorama che ci viene offerto è davvero piuttosto esaustivo e ci permette di assaporare il sentire mesopotamico nei confronti del soprannaturale magico, fosse esso positivo o negativo. Tra le altre, segnaliamo le Preghiere agli dei della notte dai riferimenti astronomici alle divinità stellari, davvero una chicca.

È poi piuttosto interessante anche la presenza, seppur succinta, di un altro genere di preghiere dette ikribu (cioè preghiere semplici diverse dalle šuilla), solitamente utilizzate per la benedizione della vittima che doveva essere sacrificata per leggerne il fegato (epatoscopia) o altre parti, ma soprattutto, e qui ci avviamo alla fine, la sezione dei rituali speciali dove spiccano senza dubbio quello assiro dei lavacri del re (bīt rimki) – e all’interno di questo l’importante ciclo di preghiere KI–dUTU–KAM a Šamaš – , il bīt mēseri, cioè “Il rituale della casa (magicamente) cintata”, ed infine l’importantissimo e famosissimo Rituale dell’Anno Nuovo a Babel in onore di Marduk, dio supremo del pantheon babilonese. Questi ultimi testi rituali, per quanto ne so io, non vengono proposti da nessun altro volume in Italia, a parte il bīt mēseri che possiamo leggere in Angeli e demoni a Babilonia di G. Pettinato, ma che non è completo e si basa comunque su questa traduzione di Castellino.

 

Infine, aggiungiamo che il volume viene completato ed impreziosito da una tavola cronologica comparata delle culture mesopotamiche e di quelle vicine, più una mappa della regione; entrambe permettono di avere dei riferimenti basilari per potersi orientare nello spazio e nel tempo nel leggere di Sumeri e Accadi.