La religione babilonese

 La religione babilonese

Autore: Jean Bottero

Dati: 1961, 176 p., in 16° (17,5 cm). Illustrato con 27 fotografie bianco/nero su tavole. Cartone editoriale, sovraccoperta.

Traduttore: Sergio Picchioni

Casa Editrice: Sansoni

Trattazione: Storia e Religione

 

RECENSIONE:

Questo libro del celebre assiriologo Jean Bottero è stato pubblicato nel 1961, dunque dobbiamo premettere che, dato il continuo sviluppo che gli studi sulla Mesopotamia hanno successivamente visto fino ai giorni nostri (sia archeologici sia linguistici, etc.), sia ragionevole ritenere passabile di aggiornamenti in merito ad alcuni aspetti; aggiungiamo che il libro non costituisce assolutamente un’opera monumentale ma al contrario vuole essere un testo relativamente semplice ed accessibile a tutti. Detto ciò, è indubbiamente un libro che, nella sua esposizione di base, mantiene inalterata la sua valenza e il suo interesse proponendo dunque una sufficientemente esaustiva visione in merito alla religione dei Semiti di Mesopotamia.

In effetti, fin da Subito Bottero spiega che i popoli di origine semitica che fin dagli inizi del II millennio a.C. si sostituirono fisicamente ai Sumeri nel controllo politico di quel territorio, presentarono sostanzialmente la medesima religione per i successivi due millenni, religione che trae origine in realtà da quella sumerica, così come la maggior parte della loro cultura del resto. Dunque, Babilonesi prima e Assiri dopo (i principali attori sulla scena) ritennero normale accettare le strutture religiose sumeriche e, dice Bottero, pervadendole di un loro spirito religioso semitico, le mantennero fondamentalmente inalterate anche dopo la caduta definitiva di Babilonia ad opera dei persiani nel VI sec. a.C. L’autore si muove così tra l’esporre l’impianto teologico e gerarchico divino sumerici, e il ricercare l’apporto semitico all’interno degli stessi, apporto che ovviamente risuona di parentele con la religione ebraica (Abramo di Ur, dice la Bibbia). A mio parere, l’opera raggiunge il suo scopo, cioè senza eccessive pretese propone un’ottima infarinatura sulla tematica, e lo fa con una trattazione complessiva unitaria (non facile da trovare in altri testi) e chiara. Sebbene talvolta mi paia un po’ discutibile l’inclinazione che affiora qua e là a ritenere superiore lo spirito semitico rispetto a quello sumerico che, non scordiamolo, si pone come base già costituita e sostanzialmente inalterata, il libro è interessante e fornisce informazioni particolari, come ad esempio la descrizione del Rituale del Nuovo Anno o la struttura templare della ziqurrat.

A mio avviso, pur volutamente mancando di riferimenti testuali quando presenta traduzioni di testi (molto interessante quello a Shamash, il dio sole), è comunque interessante la presenza nel libro di brani accadici (l’Accadico è la lingua dei Semiti di Mesopotamia) in traduzione, non che di un apparato fotografico in bianco e nero molto bello.