La nascita della scienza. Mesopotamia, Egitto, Grecia antica

La nascita della scienza. Mesopotamia, Egitto, Grecia antica

Autori: André Pichot

Dati: 1993, pp. 648, illustrato con numerose immagini bianco/nero

Formato: 14,5 x 21,5 cm

Traduzione di Marina Bianchi

Casa Editrice: Dedalo

9788822005342

 

Trattazione: Scienze mesopotamica, egizia e greca

 

RECENSIONE:

Questo volume della Dedalo si dimostra assolutamente ben documentato per chiunque sia interessato alle culture antiche e all'origine delle scienze. Per quanto ci è dato sapere, sulle scienze mesopotamiche ed egiziane non si trova altro che dia uno sguardo d'insieme così esaustivo in un colpo solo, senza per altro voler affermare che si trovino in questo volume tutte le informazioni possibili e immaginabili sull'argomento. È, insomma, nella sostanza qualcosa di ben più serio di un semplice ottimo punto di partenza.

Il volume, nella sua edizione italiana, si compone di tre parti corrispondenti ai tre ambiti di riferimento: Mesopotamia antica (Sumeri, Babilonesi, Assiri), Egitto antico e Grecia classica (l'originale francese consta di due volumi). Interessantissimi tutti e tre, ma è chiaro che sulla Grecia classica è molto più facile avere informazioni, mentre sul resto la cosa è solitamente molto molto più complicata; da qui l'importanza e l'interesse principale dell'opera, non trascurando d'altronde il quadro d'insieme e il filo conduttore che cerca di analizzare seguendo lungo il corso dei millenni l'evolversi delle scienze antiche. È questo certamente un altro dei pregi di questo libro, che ci permette di comprendere come ciò che è solitamente a noi più familiare (i Greci), tragga linfa e conoscenze da coloro che li hanno preceduti, e che già avevano posto solidissime basi per lo studio del mondo. Aggiungiamo subito che, comunque sia, la parte cospicua dedicata alla Grecia classica è assolutamente interessante non solo perchè ben argomentata, ma anche perchè permette di avere un quadro generale unitario dello sviluppo delle varie scuole di pensatori, in cui di grande interesse risultano chiaramente formule matematiche e geometriche “escogitate” per risolvere questioni come ad esempio la cosidetta “quadratura del cerchio”, etc.

 

Tuttavia, ripetiamo, ciò che risulta più interessante perchè solitamente poco conosciute sono le scienze mesopotamiche ed egiziane.

La parte sulla Mesopotamia è particolarmente affascinante perchè ci mostra come, allo stato delle nostre conoscenze, quella sia la radice di quanto si è sviluppato in seguito in praticamente ogni ambito, fino ad arrivare ai giorni nostri. Basti pensare che noi misuriamo il tempo e lo spazio angolare come stabilito dai Sumeri 5.000 anni fa. Non solo, ma di fatto anche acquisizioni passate alla storia come greche, si devono chiaramente ai mesopotamici: è il caso del teorema di Talete o di quello di Pitagora. Ciò che si rivela molto interessante, e questo vale anche per l'Egitto, è vedere in ambito matematico e geometrico quali soluzioni di metodo avessero escogitato ed utilizzato, in quanto spesso differenti dalle nostre ma non per questo meno valide e funzionali. È questo uno degli aspetti di notevole interesse di questo libro. Certamente bisogna altresì rilevare come in alcuni casi tali metodi risultassero estremamente precisi (frazioni, diagonale del quadrato, radice quadrata), in altri più approssimativi (valore di p greco), e questo probabilmente è dovuto alle esigenze materiali specifiche.

Interessante è anche il corredo di traduzioni di tavolette originali che danno la possibilità di rendersi conto di come venivano posti i problemi nelle scuole e l'approccio che veniva assunto per la spiegazione del metodo di risoluzione: più che teorico (nel senso di presentare un teorema) esso era pratico, empirico (descrizione passo passo di una operazione fino al risultato finale). Questo costituisce senza dubbio la grande differenza tra il pensiero greco e quello mesopotamico, che fa dire all'autore del volume che di fatto Sumeri prima e Babilonesi poi non avevavo sviluppato un vero e proprio spirito scientifico, seppur ne avessero posto le basi. A nostro parere questo non è corretto, perchè i risultati stessi contraddicono questa posizione: si tratta di due approcci e forme differenti, ma è evidente (e non certo disconosciuto dall'autore) che in Mesopotamia si studiò per millenni il mondo e si applicò l'ingegno e l'osservazione ad esso. Certamente con uno spirito differente dai Greci che verrano molto tempo dopo, e con esigenze in partenza ben differenti, che produssero – azzardiamo noi – un tipo di scienza differente.

In tutto questo discorso rientrano anche gli Egiziani, che si pongono per certi versi a metà fra gli altri due ambiti, e di cui stupisce a prima vista la mancanza di certe conquiste matematiche o geometriche, nonchè astronomiche, a fronte di molte altre estremamente ingegnose e della grandiosità culturale generale che da sempre è riconociuta loro. Alludiamo qui alla apparente incapacità di operare divisioni con divisore diverso da 1/2/3, o all'apparente approssimazione astronomica. Su questa tematica ci permettiamo di avere forti dubbi, e di rilevare – comunque sia con grande stupore – che purtroppo abbiamo poche conoscenze sull'Antico Egitto perchè poco materiale scritto è giunto fino a noi. Anche questo è elemento di grande interesse che emerge dalla lettura di questo libro.

In ultima analisi, abbiamo qui un'opera ben fatta che, pur non essendo ovviamente completa, cerca di spaziare dalle matematiche alla medicina passando per la geometria e la cosmovisione, ben strutturata con apparati dossografici, dossologici e testuali in traduzione e dimostrazione teorica, che ci permette di prendere coscienza di ciò le principali culture antiche sono state in grado di sviluppare in termini di scienze e pensiero, ponendo le basi per quella che è infine la nostra cultura.