Uruk la prima città

Uruk la prima città

Autore: Mario Liverani

Dati: 1998, 137 p.

Casa Editrice: Laterza

Trattazione: Storia del Vicino Oriente Antico

 

RECENSIONE:

Questo libretto del Liverani, un’autorità in materia di storia del Vicino Oriente Antico, si è rivelato estremamente interessante fin dalla lettura delle prime pagine, sorprendendomi per le prospettive storiche che in poche righe è subito in grado di aprire, ben oltre quelle che erano le mie aspettative iniziali. Questo è dovuto sicuramente alla poca conoscenza che mediamente si ha delle vicende della nascita della civiltà in Mesopotamia, che nell’immaginario collettivo rischia spesso di essere identificato come un passaggio da una non meglio definita fase preistorica di ignoranti bande tribali che vagavano ora qua ora là, ad un miracoloso fenomeno umano improvvisamente complesso.

La nascita della urbanizzazione, invece, è il frutto di un processo di trasformazione e sviluppo che si muove attraverso i secoli e i millenni, e a cui concorsero le esperienze di realtà umane che già da tempo si stavano confrontando con la necessità dell’approvvigionamento di cibo e la costruzione di dimensioni sociali più articolate, attraverso anche la produzione di oggetti e strutture che ne facilitassero la sopravvivenza. Al netto della questione se l’economia sumerica delle origini fu a carattere templare o palaziale, quello che emerge da questo studio è l’emergere di un cambio di complessità strutturale generale e l’analisi delle condizioni che lo permisero in un dato contesto geografico e sociale, in particolare, almeno per quanto possiamo ad oggi ricostruire, nella città di Uruk.

A tutti gli effetti quello che fu da tempo immemore un agglomerato umano cominciò a trasformarsi in una forma del tutto nuova, il cui modello possiamo definire città e il cui processo urbanizzazione. Il processo fu favorito dalle condizioni idrogeologiche particolari rispetto a territori relativamente vicini, come ad esempio il nord della Mesopotamia (Uruk si trova nel sud), e dalla possibilità di coltivare un particolare tipo di cereale: l’orzo. La combinazione del ciclo vegetativo dell’orzo e della possibilità di assecondarlo fino ad incrementarne la produzione con un sistema di irrigazione favorito dal tipo di territorio, e l’applicazione dell’ingegno nel pensare ad un tipo di attrezzi più adatti a queste condizioni (ad es.: l’aratro seminatore, che unisce in una sola due fasi prima distinte), produsse quella che fu e continua ad essere fino ad oggi la chiave di volta dell’evoluzione umana: il surplus alimentare. Questa fu la condizione che permise di dedicare una parte degli individui ad ambiti differenti da quelli della semplice produzione di cibo, da cui il conseguente  sviluppo complessivo della società sumerica. Commercio, architettura, stratificazione sociale, arti, religione subiscono inevitabilmente un impulso inimmaginabile fin tanto che la maggior parte del tempo veniva assorbito dalla coltivazione del campo o dell’allevamento a dimensione famigliare .

Uno dei tratti interessanti del libro è di mettere in luce gli aspetti più specifici e pratici di questo tipo di meccanismo, che contrariamente a quanto si potrebbe immaginare non si concretizzarono in una coercizione sociale a lavorare per il tempio/palazzo, cioè per una classe privilegiata rispetto alle altre. Che questo avvenne o fu lo sbocco più o meno rapido del meccanismo, non implica che fin da subito fu fatto con la forza, anzi: l’elemento cardine sembra essere stato semplicemente il fatto di paventare agli occhi di tutti (o di molti) la possibilità di ricevere ognuno una dose di beneficio dalla costruzione di un nuovo ordine di relazioni sociali. Il tempio/palazzo, dunque, si staglia sull’orizzonte della storia come la centrale direzionale che coordinava un meccanismo economico di produzione in grado di arrecare beneficio complessivo ai più; certo, questo beneficio poteva essere di varia natura a seconda del ruolo e della condizione sociale, ma il punto è che veniva proposto uno stimolo convincente al dare il proprio apporto al concorrere del meccanismo generale. Fra gli esempi che spiccano possiamo citare il rapporto tra i contadini, il centro direzionale e le terre da coltivare, o in maniera simile quello tra i pastori ed il centro: l’impostazione che venne raggiunta permise letteralmente un discorso di abbattimento dei costi di produzione, consentendo, diremmo oggi, di essere concorrenziali anche in territori più lontani dove, fu il caso legato alla produzione di tessuti, risultò in certi casi più conveniente comprare i prodotti già fatti che produrre in proprio la lana e tesserla. La conseguenza inevitabile di tutto ciò fu anche lo sviluppo del commercio, sia a brevi che lunghe distanze, spesso anch’esso legato, per lo meno in una fase iniziale, al centro direzionale. Che tutto ciò comportasse in maniera inscindibile anche un’esigenza di organizzazione che si tradusse in un impulso alla nascita della scrittura è ulteriore elemento che rivela la profondità del processo dell’urbanizzazione sumerica, che in breve tempo si espanse sostanzialmente a tutto il Vicino Oriente Antico ed oltre.